Queste sono le conclusioni a cui sono giunti Ann Marie Navar, Michael J. Pencina ed Eric D. Peterson della Duke University di Durham, USA. Partendo dal presupposto che lo studio SPRINT ha dimostrato il beneficio di ridurre la pressione arteriosa sistolica (SBP) a 120 mm Hg, mentre altri studi, come l’HOPE-3, non lo hanno trovato, i ricercatori hanno voluto valutare la rappresentatività dello Sprint study e dell’HOPE-3 study rispetto ai pazienti degli Stati Uniti e hanno voluto esaminare i profili di rischio per le malattie cardiovascolari (CVD) in varie popolazioni con elevata SBP. Lo studio ha esaminato i dati provenienti da adulti non in gravidanza di età compresa tra 20 e 79 anni che hanno partecipato al National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) dal 2007 al 2012 in rappresentanza di 206,9 milioni di adulti presenti negli Stati Uniti....continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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